La terapia della Gestalt è un approccio fenomenologico che si fonda sull'esperienza.
La percezione e il vissuto vengono considerati come un'unità che non può essere frammentata; ogni elemento dell'esperienza infatti si integra in una forma che, in quanto totalità, è diversa dalla somma delle sue parti.Considerando questo come assunto base da cui partire possiamo considerare i sogni, oggetto della nostra trattazione, come un'esperienza unica, completa nella sua forma, la quale acquista un senso all'interno dell'intera dinamica di vita di una persona. Il sogno viene infatti considerato dalla Gestalt come «l'espressione più spontanea dell'esistenza dell'essere umano» (Perls F., "La terapia gestaltica parola per parola", Astrolabio, Roma, 1980, pag. 76) e in quanto tale è in relazione con la vita intera del sognatore.
La Gestalt ritiene che nell'immagine onirica, così come in una fotografia o in un quadro, sia rappresentata tutta l'esistenza dell'individuo; questo succede perché ogni elemento del sogno viene caricato di significato personale attraverso il meccanismo della proiezione, cioè tutto ciò che è presente o assente dall'immagine onirica o dal suo percorso narrativo ha un significato personale per il sognatore, il quale vi ha caricato sopra tutti i suoi percorsi emotivi e le alternative di risoluzione per lui disponibili al momento. È in questo orizzonte teorico quindi che si concepisce l'esperienza onirica: ogni elemento costituisce una parte di noi attraverso cui esprimiamo i nostri bisogni.
Anche Jung considerava il sogno come il palco in cui la personalità mette in scena tutte le sue parti, alla ricerca sempre dell'integrazione tra ciò che è conscio e ciò che non lo è.
Perls definisce il sogno come la "via regia all'integrazione". Spiega Perls:
«Dato che il nostro scopo è quello di fare di ognuno di noi una persona sana, il che significa una persona integrata senza conflitti, quel che dobbiamo fare è rimettere insieme i vari frammenti del sogno. Dobbiamo riappropriarci di queste parti proiettate e frammentate della nostra personalità, e riappropriarci del potenziale nascosto che compare nel sogno».
(Perls F., "La terapia gestaltica parola per parola", pag. 76)Il sogno è perciò un messaggio esistenziale circa quello che manca nella nostra vita, quello che evitiamo di fare e di vivere e quelle parti di noi che abbiamo alienato e che costituiscono ora dei "buchi di personalità".
Il lavoro con i sogni
La tecnica che Perls usa per lavorare con i sogni è quella della identificazione con i vari frammenti e parti del sogno; per favorire questa identificazione utilizza l'espediente delracconto del sogno in prima persona singolare:
«Ogni parte del sogno sei tu, è una tua proiezione, e se ci sono lati incongruenti, lati contraddittori, e tu li usi in modo da farli entrare in conflitto, questo non è altro che l'eterno gioco del conflitto, il gioco dell'autotortura».
(Perls F., "La terapia gestaltica parola per parola", pagg. 78-79)L'identificazione è infatti l'opposto dell'alienazione: la nostra energia vitale va soltanto in quelle parti della personalità in cui ci identifichiamo per cui, ogni volta che si farà un lavoro con il sogno e si prenderà consapevolezza degli spazi vuoti che si hanno o delle situazioni che si evitano per paure non reali, allora sarà possibile guadagnare vitalità.
Una volta identificati i buchi della consapevolezza, si passa a lavorare sulle proiezioni, cioè le parti di sé alienate dalla consapevolezza e "caricate emotivamente" suglielementi onirici presenti e/o assenti, facendo dialogare tra loro gli elementi che sembrano polari, cioè opposti, finché non si arriva alla comprensione e all'apprezzamento delle differenze reciproche, alla riappropriazione delle parti di sé elise dalla consapevolezza e proiettate altrove, insomma all'unità.
Per questa ragione, nel lavoro con i sogni, è importante indagare con quale stato d'animo il paziente ha vissuto il sogno e con quale invece si è svegliato, così da capire qual è l'atteggiamento generale verso il sogno e il suo contenuto, e valutare quindi possibili differenze di atteggiamento tra lo stato conscio e quello inconscio.
Il dottor Oliviero Rossi, Psicoterapeuta della Gestalt e Docente presso numerosi istituti di formazione gestaltica in Psicoterapia, si occupa da anni di Teatro Video terapia.
Negli ultimi anni si è dedicato alla ricerca e allo sviluppo di nuove modalità di intervento di impronta arteterapeutica.
Nello specifico Rossi utilizza l'immagine, in ogni sua forma (video e fotografica), come strumento principale per il raggiungimento della consapevolezza del paziente e per l'integrazione degli opposti emotivi e psichici.
Per quanto concerne la nostra trattazione, Rossi riporta:
«La tecnica spesso adottata per favorire questo processo di riappropriazione delle proiezioni è quella di invitare il paziente a ripercorrere il sogno riattualizzandone le vicende nella interpretazione drammatica.
L'operazione di interpretazione drammatica del sogno favorisce - rispetto alla dimensione esistenziale nelle sue componenti di presenza, responsabilità e consapevolezza - un cambiamento di segno a vari livelli: lo svolgersi della narrazione di sé dallo stato di passività del sonno si trasferisce nell'attività cosciente della veglia; le situazioni subite nel sogno, sono ricostruite nella rappresentazione con la direzione del sognatore».
(Rossi O., "Teatro del sogno come flusso della condotta", 1997)La drammatizzazione consente dunque l'esplicitazione delle scelte omesse o possibili ed evidenzia il sistema di credenze che le dirige nella condotta.
Inoltre permette il prezioso passaggio dalla passività che contraddistingue l'esperienza onirica in sé, all'autodeterminazione e all'atteggiamento attivo della veglia rispetto a quegli stessi elementi onirici.
Nella tecnica proposta e adottata da Rossi il Terapeuta diventa una sorta diaccompagnatore empatico, e gli elementi del sogno acquistano significato unicamente in relazione con l'insieme, così come le figure emergono soltanto in contrasto con lo sfondo che le origina.
Quindi, poiché lo scopo finale è l'analisi del sogno totale, la prima operazione è quella diidentificare la figura e lo sfondo, cioè la relazione delle singole parti con l'insieme:
«L'attenzione allo "sfondo" si traduce nel portare in evidenza ciò che è marginale o mancante: esperienze, oggetti, persone, vuoti di memoria.
È necessario sottolineare che nella dialettica figura/sfondo l'elemento che emerge come figura è sostenuto dinamicamente dagli elementi dello sfondo, le figure che appaiono senza il sostegno dello sfondo rimandano immediatamente ad un'azione di omissione o negazione».
(Rossi O., "Teatro del sogno come flusso della condotta", 1997) La parte "mancante" può naturalmente essere un oggetto, una persona, un'esperienza, ma molto spesso anche i vissuti corporei o addirittura il vissuto emotivo in un sogno che, anche per esigenze narrative, è stato fortemente razionalizzato.
Nella seconda fase del lavoro Rossi sposta quindi l'attenzione sul flusso emozionale
«Riguarda sia il vissuto del soggetto durante l'evento del sogno sia quello delle parti che egli eventualmente interpreterà nel lavoro di drammatizzazione del racconto. In questo caso il role-playing va sfruttato come vera e propria interpretazione in senso espressivo, per attingere a tutte le informazioni e suggerimenti che vengono dal corpo, dalla postura, dalla voce, dal respiro, come manifestazione emozionale, oppure per sensibilizzare il paziente allo spessore emozionale che, a volte, si può cogliere pienamente solo al di là delle parole, nelle manifestazioni non verbali».
(Rossi O., "Teatro del sogno come flusso della condotta", 1997)Altrettanto importante a livello terapeutico è vivere il sogno nel presente invece che raccontarlo semplicemente. Naturalmente questo avviene tenendo sempre presente il momento attuale del setting terapeutico, cioè il rapporto con il Terapeuta.
In altre parole la relazione terapeutica costituisce sempre il supporto reale all'azione e alla valutazione del rischio del cambiamento che il paziente è chiamato a operare.
La fase successiva è quella della presa di responsabilità, intesa come estensione dellaconsapevolezza:
«L'assunzione di responsabilità per la conduzione della propria esistenza, in particolare nella dimensione del sogno equivale anche ad estendere la consapevolezza; in questo senso ogni omissione o dimenticanza si presenta come una "scelta" di censura che impedisce la presa di coscienza ed esclude dalla comunicazione».
(Rossi O., "Teatro del sogno come flusso della condotta", 1997)Questa fase risulta quindi indispensabile ai fini di una corretta integrazione delle parti di sé alienate, stante che proprio questo disconoscimento è la causa della nevrosi.
L'ultima fase è quindi quella del confronto con la vita reale, luogo verso cui tende lo sforzo integrativo della terapia gestaltica.
Il sogno diventa quindi il tramite tra la vita interiore e quella esteriore, mentre il lavoro terapeutico permette il passaggio tra il messaggio esistenziale del sogno e le scelte consapevoli della vita cosciente: ogni elemento onirico infatti rappresenta una scelta, tanto nell'affermare quanto nel negare, le proprie caratteristiche personali.
La relazione terapeutica nel lavoro con il sogno
Già Erich Fromm, Psicoanalista e Sociologo tedesco, considerava i sogni fatti prima o dopo la seduta terapeutica come un messaggio che il paziente invia al suo Terapeuta:
il paziente dice ciò che non è in grado dire direttamente, ma che interferisce nel contatto con il Terapeuta. È necessario dunque aiutare il paziente a collegare ciò che ha sognato con la relazione terapeutica.
Anche E. Polster fonda il suo agire terapeutico sul qui ed ora della relazione.
Egli infatti amplifica la dimensione del contatto con il paziente riportando qualunque evento si presenti entro il setting al rapporto esistente tra le due persone presenti, ognuna con le sue caratteristiche: il Paziente e il Terapeuta.
Per Rossi, nel lavoro sul sogno, è importante considerare che già il racconto si situa all'interno della relazione: è un'opera a quattro mani in quanto il Terapeuta entra nel racconto e vi partecipa con il suo ascolto:
«Al tempo stesso la particolare relazione fra le due persone influenza il modo in cui il racconto si configura (con determinate enfasi, omissioni e censure), dando la possibilità al terapeuta di evidenziare alcuni primi elementi di sfondo. [...]
Nella scelta del tipo di intervento da portare avanti è importante considerare gli eventuali aspetti di richiesta e il messaggio che la narrazione del sogno ha nei confronti del terapeuta in quella fase del rapporto».
(Rossi O., "Teatro del sogno come flusso della condotta", 1997)In questo senso quindi il lavoro sul sogno racconta molto sia del sognatore che del Terapeuta che guida il lavoro analitico: entrambe le personalità emergono in figura all'interno di una gestalt che diventa comune poiché comune è lo sfondo terapeutico.
Questo è tanto più vero quanto è evidente che lo stesso sogno, se analizzato in momenti diversi con Terapeuti diversi, può portare alla consapevolezza aspetti differenti del sognatore, evidenziare e riempire "buchi di personalità" non portati alla luce nella relazione con altre persone.
Il lavoro sul sogno è quindi un vero e proprio processo in cui ogni parte coinvolta, dai contenuti agli attori, al Terapeuta, svolge una funzione irrinunciabile, e il cui esito è inesorabilmente condizionato dal lavoro congiunto di tutti questi elementi e perciò indeterminabile a priori.
In altre parole non si può conoscere il significato di un sogno attraverso la mera lettura del testo onirico, non è possibile costruire un manuale in cui ogni contenuto rimandi unilateralmente a un significato, ma il lavoro interpretativo costituisce la parte finale del ciclo di contatto instaurato tra il sognatore e il suo sogno.
La percezione e il vissuto vengono considerati come un'unità che non può essere frammentata; ogni elemento dell'esperienza infatti si integra in una forma che, in quanto totalità, è diversa dalla somma delle sue parti.Considerando questo come assunto base da cui partire possiamo considerare i sogni, oggetto della nostra trattazione, come un'esperienza unica, completa nella sua forma, la quale acquista un senso all'interno dell'intera dinamica di vita di una persona. Il sogno viene infatti considerato dalla Gestalt come «l'espressione più spontanea dell'esistenza dell'essere umano» (Perls F., "La terapia gestaltica parola per parola", Astrolabio, Roma, 1980, pag. 76) e in quanto tale è in relazione con la vita intera del sognatore.
La Gestalt ritiene che nell'immagine onirica, così come in una fotografia o in un quadro, sia rappresentata tutta l'esistenza dell'individuo; questo succede perché ogni elemento del sogno viene caricato di significato personale attraverso il meccanismo della proiezione, cioè tutto ciò che è presente o assente dall'immagine onirica o dal suo percorso narrativo ha un significato personale per il sognatore, il quale vi ha caricato sopra tutti i suoi percorsi emotivi e le alternative di risoluzione per lui disponibili al momento. È in questo orizzonte teorico quindi che si concepisce l'esperienza onirica: ogni elemento costituisce una parte di noi attraverso cui esprimiamo i nostri bisogni.
Anche Jung considerava il sogno come il palco in cui la personalità mette in scena tutte le sue parti, alla ricerca sempre dell'integrazione tra ciò che è conscio e ciò che non lo è.
Perls definisce il sogno come la "via regia all'integrazione". Spiega Perls:
«Dato che il nostro scopo è quello di fare di ognuno di noi una persona sana, il che significa una persona integrata senza conflitti, quel che dobbiamo fare è rimettere insieme i vari frammenti del sogno. Dobbiamo riappropriarci di queste parti proiettate e frammentate della nostra personalità, e riappropriarci del potenziale nascosto che compare nel sogno».
(Perls F., "La terapia gestaltica parola per parola", pag. 76)Il sogno è perciò un messaggio esistenziale circa quello che manca nella nostra vita, quello che evitiamo di fare e di vivere e quelle parti di noi che abbiamo alienato e che costituiscono ora dei "buchi di personalità".
Il lavoro con i sogni
La tecnica che Perls usa per lavorare con i sogni è quella della identificazione con i vari frammenti e parti del sogno; per favorire questa identificazione utilizza l'espediente delracconto del sogno in prima persona singolare:
«Ogni parte del sogno sei tu, è una tua proiezione, e se ci sono lati incongruenti, lati contraddittori, e tu li usi in modo da farli entrare in conflitto, questo non è altro che l'eterno gioco del conflitto, il gioco dell'autotortura».
(Perls F., "La terapia gestaltica parola per parola", pagg. 78-79)L'identificazione è infatti l'opposto dell'alienazione: la nostra energia vitale va soltanto in quelle parti della personalità in cui ci identifichiamo per cui, ogni volta che si farà un lavoro con il sogno e si prenderà consapevolezza degli spazi vuoti che si hanno o delle situazioni che si evitano per paure non reali, allora sarà possibile guadagnare vitalità.
Una volta identificati i buchi della consapevolezza, si passa a lavorare sulle proiezioni, cioè le parti di sé alienate dalla consapevolezza e "caricate emotivamente" suglielementi onirici presenti e/o assenti, facendo dialogare tra loro gli elementi che sembrano polari, cioè opposti, finché non si arriva alla comprensione e all'apprezzamento delle differenze reciproche, alla riappropriazione delle parti di sé elise dalla consapevolezza e proiettate altrove, insomma all'unità.
Per questa ragione, nel lavoro con i sogni, è importante indagare con quale stato d'animo il paziente ha vissuto il sogno e con quale invece si è svegliato, così da capire qual è l'atteggiamento generale verso il sogno e il suo contenuto, e valutare quindi possibili differenze di atteggiamento tra lo stato conscio e quello inconscio.
Il dottor Oliviero Rossi, Psicoterapeuta della Gestalt e Docente presso numerosi istituti di formazione gestaltica in Psicoterapia, si occupa da anni di Teatro Video terapia.
Negli ultimi anni si è dedicato alla ricerca e allo sviluppo di nuove modalità di intervento di impronta arteterapeutica.
Nello specifico Rossi utilizza l'immagine, in ogni sua forma (video e fotografica), come strumento principale per il raggiungimento della consapevolezza del paziente e per l'integrazione degli opposti emotivi e psichici.
Per quanto concerne la nostra trattazione, Rossi riporta:
«La tecnica spesso adottata per favorire questo processo di riappropriazione delle proiezioni è quella di invitare il paziente a ripercorrere il sogno riattualizzandone le vicende nella interpretazione drammatica.
L'operazione di interpretazione drammatica del sogno favorisce - rispetto alla dimensione esistenziale nelle sue componenti di presenza, responsabilità e consapevolezza - un cambiamento di segno a vari livelli: lo svolgersi della narrazione di sé dallo stato di passività del sonno si trasferisce nell'attività cosciente della veglia; le situazioni subite nel sogno, sono ricostruite nella rappresentazione con la direzione del sognatore».
(Rossi O., "Teatro del sogno come flusso della condotta", 1997)La drammatizzazione consente dunque l'esplicitazione delle scelte omesse o possibili ed evidenzia il sistema di credenze che le dirige nella condotta.
Inoltre permette il prezioso passaggio dalla passività che contraddistingue l'esperienza onirica in sé, all'autodeterminazione e all'atteggiamento attivo della veglia rispetto a quegli stessi elementi onirici.
Nella tecnica proposta e adottata da Rossi il Terapeuta diventa una sorta diaccompagnatore empatico, e gli elementi del sogno acquistano significato unicamente in relazione con l'insieme, così come le figure emergono soltanto in contrasto con lo sfondo che le origina.
Quindi, poiché lo scopo finale è l'analisi del sogno totale, la prima operazione è quella diidentificare la figura e lo sfondo, cioè la relazione delle singole parti con l'insieme:
«L'attenzione allo "sfondo" si traduce nel portare in evidenza ciò che è marginale o mancante: esperienze, oggetti, persone, vuoti di memoria.
È necessario sottolineare che nella dialettica figura/sfondo l'elemento che emerge come figura è sostenuto dinamicamente dagli elementi dello sfondo, le figure che appaiono senza il sostegno dello sfondo rimandano immediatamente ad un'azione di omissione o negazione».
(Rossi O., "Teatro del sogno come flusso della condotta", 1997) La parte "mancante" può naturalmente essere un oggetto, una persona, un'esperienza, ma molto spesso anche i vissuti corporei o addirittura il vissuto emotivo in un sogno che, anche per esigenze narrative, è stato fortemente razionalizzato.
Nella seconda fase del lavoro Rossi sposta quindi l'attenzione sul flusso emozionale
«Riguarda sia il vissuto del soggetto durante l'evento del sogno sia quello delle parti che egli eventualmente interpreterà nel lavoro di drammatizzazione del racconto. In questo caso il role-playing va sfruttato come vera e propria interpretazione in senso espressivo, per attingere a tutte le informazioni e suggerimenti che vengono dal corpo, dalla postura, dalla voce, dal respiro, come manifestazione emozionale, oppure per sensibilizzare il paziente allo spessore emozionale che, a volte, si può cogliere pienamente solo al di là delle parole, nelle manifestazioni non verbali».
(Rossi O., "Teatro del sogno come flusso della condotta", 1997)Altrettanto importante a livello terapeutico è vivere il sogno nel presente invece che raccontarlo semplicemente. Naturalmente questo avviene tenendo sempre presente il momento attuale del setting terapeutico, cioè il rapporto con il Terapeuta.
In altre parole la relazione terapeutica costituisce sempre il supporto reale all'azione e alla valutazione del rischio del cambiamento che il paziente è chiamato a operare.
La fase successiva è quella della presa di responsabilità, intesa come estensione dellaconsapevolezza:
«L'assunzione di responsabilità per la conduzione della propria esistenza, in particolare nella dimensione del sogno equivale anche ad estendere la consapevolezza; in questo senso ogni omissione o dimenticanza si presenta come una "scelta" di censura che impedisce la presa di coscienza ed esclude dalla comunicazione».
(Rossi O., "Teatro del sogno come flusso della condotta", 1997)Questa fase risulta quindi indispensabile ai fini di una corretta integrazione delle parti di sé alienate, stante che proprio questo disconoscimento è la causa della nevrosi.
L'ultima fase è quindi quella del confronto con la vita reale, luogo verso cui tende lo sforzo integrativo della terapia gestaltica.
Il sogno diventa quindi il tramite tra la vita interiore e quella esteriore, mentre il lavoro terapeutico permette il passaggio tra il messaggio esistenziale del sogno e le scelte consapevoli della vita cosciente: ogni elemento onirico infatti rappresenta una scelta, tanto nell'affermare quanto nel negare, le proprie caratteristiche personali.
La relazione terapeutica nel lavoro con il sogno
Già Erich Fromm, Psicoanalista e Sociologo tedesco, considerava i sogni fatti prima o dopo la seduta terapeutica come un messaggio che il paziente invia al suo Terapeuta:
il paziente dice ciò che non è in grado dire direttamente, ma che interferisce nel contatto con il Terapeuta. È necessario dunque aiutare il paziente a collegare ciò che ha sognato con la relazione terapeutica.
Anche E. Polster fonda il suo agire terapeutico sul qui ed ora della relazione.
Egli infatti amplifica la dimensione del contatto con il paziente riportando qualunque evento si presenti entro il setting al rapporto esistente tra le due persone presenti, ognuna con le sue caratteristiche: il Paziente e il Terapeuta.
Per Rossi, nel lavoro sul sogno, è importante considerare che già il racconto si situa all'interno della relazione: è un'opera a quattro mani in quanto il Terapeuta entra nel racconto e vi partecipa con il suo ascolto:
«Al tempo stesso la particolare relazione fra le due persone influenza il modo in cui il racconto si configura (con determinate enfasi, omissioni e censure), dando la possibilità al terapeuta di evidenziare alcuni primi elementi di sfondo. [...]
Nella scelta del tipo di intervento da portare avanti è importante considerare gli eventuali aspetti di richiesta e il messaggio che la narrazione del sogno ha nei confronti del terapeuta in quella fase del rapporto».
(Rossi O., "Teatro del sogno come flusso della condotta", 1997)In questo senso quindi il lavoro sul sogno racconta molto sia del sognatore che del Terapeuta che guida il lavoro analitico: entrambe le personalità emergono in figura all'interno di una gestalt che diventa comune poiché comune è lo sfondo terapeutico.
Questo è tanto più vero quanto è evidente che lo stesso sogno, se analizzato in momenti diversi con Terapeuti diversi, può portare alla consapevolezza aspetti differenti del sognatore, evidenziare e riempire "buchi di personalità" non portati alla luce nella relazione con altre persone.
Il lavoro sul sogno è quindi un vero e proprio processo in cui ogni parte coinvolta, dai contenuti agli attori, al Terapeuta, svolge una funzione irrinunciabile, e il cui esito è inesorabilmente condizionato dal lavoro congiunto di tutti questi elementi e perciò indeterminabile a priori.
In altre parole non si può conoscere il significato di un sogno attraverso la mera lettura del testo onirico, non è possibile costruire un manuale in cui ogni contenuto rimandi unilateralmente a un significato, ma il lavoro interpretativo costituisce la parte finale del ciclo di contatto instaurato tra il sognatore e il suo sogno.