LA RABBIA
Cos’è la rabbia?È un sentimento di mancanza. Mi spiego meglio: i casi, semplificando di molto, sono due:
Non abbiamo imparato ad Esprimere la Rabbia.
Quante volte, durante un colloquio con una persona possiamo provare fastidio? E quante volte questo fastidio preferiamo ignorarlo, andare avanti, spingerlo giù nella gola fino allo stomaco per provare a dimenticarlo? Ma cos’è questo fastidio? Cos’è quel fastidio alla gola che si sente, ad esempio, quando per l’ennesima volta l’amica ci chiama nell’orario più sbagliato, pur sapendolo, quello in cui ci piace rilassarci nel divano con un bel film, ad esempio, e senza neanche chiedere “come stai” ci infarcisce di parole sulle proprie disgrazie, e dopo un’oretta di questa storia, senza mai aver preso fiato per farci inserire nulla tra le righe tranne un “mmmm, ahaaa”, ci saluta con un “si è fatto tardi”?
Oppure quella stretta allo stomaco che arriva quando il collega, a un nostro rifiuto, sprezzante, ci dice “certo, tu sei sempre così disponibile, oggi devi essere proprio stanca”? Si sa forse, è noto al nostro fastidio in gola, al nostro stomaco che si strizza, che stiamo provando rabbia, ma “rabbia” è una parola brutta, una cosa che non si dice, i nostri genitori ce l’hanno insegnato che “non ti devi arrabbiare”, così la rabbia la dobbiamo ignorare, nascondere, mandare giù, per essere bravi amici, bravi compagni, bravi colleghi. In realtà la rabbia, come tutte le emozioni, è una energia utile, permette di muovere qualcosa nel rapporto, del resto è dai conflitti che parte un cambiamento. Certo il cambiamento fa paura, è difficile da sostenere, può essere in meglio ma anche in peggio, così si preferisce tenere tutto fermo, inerte ma al sicuro.
Non tutti sanno che la rabbia ha un effetto collaterale: si accumula. E con il trascorrere del tempo può portarci a non voler più vedere una persona, a interrompere rapporti in maniera brusca. Accumuliamo rabbia quando ci costringiamo a vivere in un luogo dove non vorremmo mai stare, impedendoci di parlare e di difendere i nostri punti di vista.
Inoltre tanta rabbia, accumulata in vari ambiti, anche a piccole dosi per lungo tempo, e sempre tenuta a freno, ignorata, può portare alla tristezza, perché quando si cerca di non sentire una emozione, magari ci si riesce, ma ci si anestetizza anche a tutte le altre, e il mondo diventa grigio e la vita priva di senso.
Da tutto ciò si può dedurre che sia molto meglio fare lo sforzo di sentirla, la rabbia, tirarla fuori, non accumularla, per poter sentire anche la gioia e l’amore, per esempio.
Esprimere la rabbia dà non solo a noi la possibilità di continuare a sentire il bene per una persona, ma dà anche la possibilità a quella persona di capirci, di cambiare qualcosa che fa e che a noi da fastidio e ci provoca rabbia. In questo modo il nostro rapporto ha più chance di continuare ad esistere. Ma se quella persona, saputo cosa ci dà fastidio, ci ferisce, continua a farlo, possiamo comunque decidere di continuare ad avere un rapporto con lei oppure no, prendendoci entrambi la responsabilità di questo, consapevolmente.
Intraprendere un percorso di psicoterapia può condurre a rimodulare quest’emozione, tanto vitale e importante, arrivando ad acquisire la capacità di sfruttarne le potenzialità positive: imparare a gestire la rabbia è possibile.
Cos’è la rabbia?È un sentimento di mancanza. Mi spiego meglio: i casi, semplificando di molto, sono due:
- Ci arrabbiamo quando vogliamo qualcosa da qualcuno e costui non ce lo dà.
- Ci arrabbiamo quando qualcuno ci toglie qualcosa di nostro
Non abbiamo imparato ad Esprimere la Rabbia.
Quante volte, durante un colloquio con una persona possiamo provare fastidio? E quante volte questo fastidio preferiamo ignorarlo, andare avanti, spingerlo giù nella gola fino allo stomaco per provare a dimenticarlo? Ma cos’è questo fastidio? Cos’è quel fastidio alla gola che si sente, ad esempio, quando per l’ennesima volta l’amica ci chiama nell’orario più sbagliato, pur sapendolo, quello in cui ci piace rilassarci nel divano con un bel film, ad esempio, e senza neanche chiedere “come stai” ci infarcisce di parole sulle proprie disgrazie, e dopo un’oretta di questa storia, senza mai aver preso fiato per farci inserire nulla tra le righe tranne un “mmmm, ahaaa”, ci saluta con un “si è fatto tardi”?
Oppure quella stretta allo stomaco che arriva quando il collega, a un nostro rifiuto, sprezzante, ci dice “certo, tu sei sempre così disponibile, oggi devi essere proprio stanca”? Si sa forse, è noto al nostro fastidio in gola, al nostro stomaco che si strizza, che stiamo provando rabbia, ma “rabbia” è una parola brutta, una cosa che non si dice, i nostri genitori ce l’hanno insegnato che “non ti devi arrabbiare”, così la rabbia la dobbiamo ignorare, nascondere, mandare giù, per essere bravi amici, bravi compagni, bravi colleghi. In realtà la rabbia, come tutte le emozioni, è una energia utile, permette di muovere qualcosa nel rapporto, del resto è dai conflitti che parte un cambiamento. Certo il cambiamento fa paura, è difficile da sostenere, può essere in meglio ma anche in peggio, così si preferisce tenere tutto fermo, inerte ma al sicuro.
Non tutti sanno che la rabbia ha un effetto collaterale: si accumula. E con il trascorrere del tempo può portarci a non voler più vedere una persona, a interrompere rapporti in maniera brusca. Accumuliamo rabbia quando ci costringiamo a vivere in un luogo dove non vorremmo mai stare, impedendoci di parlare e di difendere i nostri punti di vista.
Inoltre tanta rabbia, accumulata in vari ambiti, anche a piccole dosi per lungo tempo, e sempre tenuta a freno, ignorata, può portare alla tristezza, perché quando si cerca di non sentire una emozione, magari ci si riesce, ma ci si anestetizza anche a tutte le altre, e il mondo diventa grigio e la vita priva di senso.
Da tutto ciò si può dedurre che sia molto meglio fare lo sforzo di sentirla, la rabbia, tirarla fuori, non accumularla, per poter sentire anche la gioia e l’amore, per esempio.
Esprimere la rabbia dà non solo a noi la possibilità di continuare a sentire il bene per una persona, ma dà anche la possibilità a quella persona di capirci, di cambiare qualcosa che fa e che a noi da fastidio e ci provoca rabbia. In questo modo il nostro rapporto ha più chance di continuare ad esistere. Ma se quella persona, saputo cosa ci dà fastidio, ci ferisce, continua a farlo, possiamo comunque decidere di continuare ad avere un rapporto con lei oppure no, prendendoci entrambi la responsabilità di questo, consapevolmente.
Intraprendere un percorso di psicoterapia può condurre a rimodulare quest’emozione, tanto vitale e importante, arrivando ad acquisire la capacità di sfruttarne le potenzialità positive: imparare a gestire la rabbia è possibile.