L'attività peritale rappresenta per lo psicologo/psichiatra. una delle esperienze professionali nelle quali può trovarsi impegnato, in particolar modo, relativamente alla ricerca delle cause della situazione psicopatologica connessa ad un'azione illegale. lnevitabilmente, ciò comporta una serie di atti medici, necessari se non ci si vuole limitare solo a comprendere, ma anche a prendersi cura di un soggetto bisognoso di aiuto.
Apparentemente, il ruolo di chi (seppure indirettamente). concorre alla funzione di giudicare richiede un approccio distante e per certi aspetti contrastante da quello clinico. con il rischio che nell'operatore si creino elementi di confiittualità. Non è perciò semplice definire I'ambito
in cui la psicologia clinica si sviluppa e trova applicazione nelle disciplina forensi.
Una delle definizioni più in uso è quella originaria. elaborata dall'American Psychological Association (1935): "la psicologia clinica è una forma di psicologia Applicata che mira a definire le capacità e le caratteri, critiche comportamentali criteri induttivi attraverso metodi di misura, analisi e osservazione".
Lo psicologo quindi, anche se si trova ad operare nel campo giudiziario, dovrà avvalersi, innanzitutto, di una metodologia accurata e di un approccio teorico aperto a più informazioni, senza preclusioni precostituite, sia relativamente all'indagine che ai dati da utilizzare, data la
necessità di inserire nel processo diagnostico una pluralità di elementi.
Si impone quindi, una metodologia che privilegia un atteggiamento mentale di autonomia e flessibilità, in grado di accostarsi adeguatamente a tutte le variabili contemporaneamente presenti, in un'ottica pluridimensionale e "gerarchico - sistemica", dove ogni lato viene vagliato
in funzione di una comprensione che tenga conto cli una pluralità di significati.
[,e norme sistemiche, infatti, divengono indispensabili in condizioni di complessità come questa, conferendo una regolamentazione alla lettura della molteplicità dei componenti in essere, senza la quale la confusione sarebbe totale. In tal modo diviene possibile rispettare un ordine rigoroso pur operando a più dimensioni e con molti elementi. E questo è il solo modo per potere sperimentare più itinerari ipotetici e in più direzioni, senza correre il rischio di compromettere la defiinitiva valutazione diagnostica.
L'accertamento diagnostico consta in sé di due strumenti principali: il colloquio clinico e I'assessment diagnostico.
Nel primo si pone l'attenzione non solo all'obiettivazione delle condizioni psicologiche e psicopatologiche del soggetto, ma anche alle dinamiche interattive che si verificano durante la relazione interpersonale (ad es: aspetti controtransferali. ecc..); nell'assessment della personalità. si fà riferimento, mediante Ia somministrazione di test, all'analisi delle sue
componenti psicologiche. normali ed abnormi.
E da sottolineare, però, che l'autonomia valutativa del clinico si regge su un delicato equilibrio di competenza e responsabilità. Se dovesse incrinarsi. sarebbe automatico uno slittamento della situazione diagnostica verso una conduzione non più in grado di garantire la validità. E per tali motivi che oltre al colloquio, vi sono ulteriori tecniche valutative che di
norma vengono impiegate e che possono servire a superare gli aspetti cli fragilità. a vantaggio di una maggiore completezza dei dati, di obiettività e validità.
L'adozione di una tale metodologia, inoltre, consente l'incremento della ricerca teorica su basi cliniche. nell'ottica di un completamento e non più di una contrapposizione tra il modello psico-metrico e quello clinico- nosografico.
Perciò, il ruolo dello psicologo assume una posizione trasversale" in un ottica di collegialità dove, con l'esame psicodiagnostico. possa fornire alla più tradizionale valutazione psichiatrica una significativa integrazione e perfezionamento di dati ed elementi (Freilone, in Fornari et al,2005)'. Inoltre, in una prospettiva più longitudinale, mediante il colloquio e la comprensione emotiva del periziando, il suo intervento può essere pensato come fondante all'interno di aree specifiche della valutazione forense, conducendo ad un effettivo progresso (ad es: in campo
penale per il settore della vittimologia). Intatti, l'intervento operativo dello psicologo clinico, che si espleta mediante assessment della personalità e caratterizzazione dal funzionamento psicologico globale non è ausiliario solo a questioni relative alla capacità o alla pericolosità.
Uno degli ambiti che sembra rivestire notevole significato è rappresentato dalla perizia sulla vittima di reato che si snoda in almeno tre aspetti peculiari: la circonvenibilità ed ii concetto di deficienza psìchica (ex ar1.643 c.p.); l'inferiorità psichica (ex ar1.609 bis c.p.); I'idoneità a testimoniare (ex art. 196,2o comma c.p.p.).
Sulla DEFICIENZA PSICHICA: è opportuno ribadire, come già gli studiosi forensi hanno rilevato, che per aversi circonvenibilità non occorre una vera e propria malattia mentale ( si tratterebbe, in questo caso di infermità psichica), ma è sufficiente una forma ,"non morbosa,, di abbassamento intellettivo, della' capacità di critica. della funzione volitiva e affettiva, non derivabile' quindi solo da condizioni psicopatologiche.Si tratta di una valutazione fine, in cui e necessaria un,analisi della configurazione della personalità (ad es: i tratti dipendenti. pur senza arrivare ad un disturbo della personalità conclamato) del contesto sociale. avvalendosi della eventuale collaborazione degli assistenti sociali . Si ribadisce nuovamente l'importanza di una lettura in un,ottica crimonologica, ossia. tenendo in considerazione la molteplice dinamicità dei vari fattori coinvolti che contraddistinguono Ia persona in tutte le dimensioni bio-socio-psicologiche e, come nel caso della inferiorità psichica (e del reato di cui all'art .609 bis c.p.) della necessità di un'analisi comparativa' di competenza specificatamente peritale della vittima, dell'autore e della ricostruzione del loro campo di interazione diadica.
Sulla idoneità a testimoniare: tale concetto e differente da quello della capacità di intendere e volere' essendo' il primo. dorato di maggiore complessità ed ampiezza. Esso implica non solo Ia capacità di autodeterminarsi in modo Iibero e cosciente ma anche Ia capacità di discernimento critico del significato delle domande, la necessaria capacità mnemonica in riferimento ad accadimenti specifici e la coscienza dell'impegno di riferire con completezza la verità dei fatti.
Fine 1° parte.
Apparentemente, il ruolo di chi (seppure indirettamente). concorre alla funzione di giudicare richiede un approccio distante e per certi aspetti contrastante da quello clinico. con il rischio che nell'operatore si creino elementi di confiittualità. Non è perciò semplice definire I'ambito
in cui la psicologia clinica si sviluppa e trova applicazione nelle disciplina forensi.
Una delle definizioni più in uso è quella originaria. elaborata dall'American Psychological Association (1935): "la psicologia clinica è una forma di psicologia Applicata che mira a definire le capacità e le caratteri, critiche comportamentali criteri induttivi attraverso metodi di misura, analisi e osservazione".
Lo psicologo quindi, anche se si trova ad operare nel campo giudiziario, dovrà avvalersi, innanzitutto, di una metodologia accurata e di un approccio teorico aperto a più informazioni, senza preclusioni precostituite, sia relativamente all'indagine che ai dati da utilizzare, data la
necessità di inserire nel processo diagnostico una pluralità di elementi.
Si impone quindi, una metodologia che privilegia un atteggiamento mentale di autonomia e flessibilità, in grado di accostarsi adeguatamente a tutte le variabili contemporaneamente presenti, in un'ottica pluridimensionale e "gerarchico - sistemica", dove ogni lato viene vagliato
in funzione di una comprensione che tenga conto cli una pluralità di significati.
[,e norme sistemiche, infatti, divengono indispensabili in condizioni di complessità come questa, conferendo una regolamentazione alla lettura della molteplicità dei componenti in essere, senza la quale la confusione sarebbe totale. In tal modo diviene possibile rispettare un ordine rigoroso pur operando a più dimensioni e con molti elementi. E questo è il solo modo per potere sperimentare più itinerari ipotetici e in più direzioni, senza correre il rischio di compromettere la defiinitiva valutazione diagnostica.
L'accertamento diagnostico consta in sé di due strumenti principali: il colloquio clinico e I'assessment diagnostico.
Nel primo si pone l'attenzione non solo all'obiettivazione delle condizioni psicologiche e psicopatologiche del soggetto, ma anche alle dinamiche interattive che si verificano durante la relazione interpersonale (ad es: aspetti controtransferali. ecc..); nell'assessment della personalità. si fà riferimento, mediante Ia somministrazione di test, all'analisi delle sue
componenti psicologiche. normali ed abnormi.
E da sottolineare, però, che l'autonomia valutativa del clinico si regge su un delicato equilibrio di competenza e responsabilità. Se dovesse incrinarsi. sarebbe automatico uno slittamento della situazione diagnostica verso una conduzione non più in grado di garantire la validità. E per tali motivi che oltre al colloquio, vi sono ulteriori tecniche valutative che di
norma vengono impiegate e che possono servire a superare gli aspetti cli fragilità. a vantaggio di una maggiore completezza dei dati, di obiettività e validità.
L'adozione di una tale metodologia, inoltre, consente l'incremento della ricerca teorica su basi cliniche. nell'ottica di un completamento e non più di una contrapposizione tra il modello psico-metrico e quello clinico- nosografico.
Perciò, il ruolo dello psicologo assume una posizione trasversale" in un ottica di collegialità dove, con l'esame psicodiagnostico. possa fornire alla più tradizionale valutazione psichiatrica una significativa integrazione e perfezionamento di dati ed elementi (Freilone, in Fornari et al,2005)'. Inoltre, in una prospettiva più longitudinale, mediante il colloquio e la comprensione emotiva del periziando, il suo intervento può essere pensato come fondante all'interno di aree specifiche della valutazione forense, conducendo ad un effettivo progresso (ad es: in campo
penale per il settore della vittimologia). Intatti, l'intervento operativo dello psicologo clinico, che si espleta mediante assessment della personalità e caratterizzazione dal funzionamento psicologico globale non è ausiliario solo a questioni relative alla capacità o alla pericolosità.
Uno degli ambiti che sembra rivestire notevole significato è rappresentato dalla perizia sulla vittima di reato che si snoda in almeno tre aspetti peculiari: la circonvenibilità ed ii concetto di deficienza psìchica (ex ar1.643 c.p.); l'inferiorità psichica (ex ar1.609 bis c.p.); I'idoneità a testimoniare (ex art. 196,2o comma c.p.p.).
Sulla DEFICIENZA PSICHICA: è opportuno ribadire, come già gli studiosi forensi hanno rilevato, che per aversi circonvenibilità non occorre una vera e propria malattia mentale ( si tratterebbe, in questo caso di infermità psichica), ma è sufficiente una forma ,"non morbosa,, di abbassamento intellettivo, della' capacità di critica. della funzione volitiva e affettiva, non derivabile' quindi solo da condizioni psicopatologiche.Si tratta di una valutazione fine, in cui e necessaria un,analisi della configurazione della personalità (ad es: i tratti dipendenti. pur senza arrivare ad un disturbo della personalità conclamato) del contesto sociale. avvalendosi della eventuale collaborazione degli assistenti sociali . Si ribadisce nuovamente l'importanza di una lettura in un,ottica crimonologica, ossia. tenendo in considerazione la molteplice dinamicità dei vari fattori coinvolti che contraddistinguono Ia persona in tutte le dimensioni bio-socio-psicologiche e, come nel caso della inferiorità psichica (e del reato di cui all'art .609 bis c.p.) della necessità di un'analisi comparativa' di competenza specificatamente peritale della vittima, dell'autore e della ricostruzione del loro campo di interazione diadica.
Sulla idoneità a testimoniare: tale concetto e differente da quello della capacità di intendere e volere' essendo' il primo. dorato di maggiore complessità ed ampiezza. Esso implica non solo Ia capacità di autodeterminarsi in modo Iibero e cosciente ma anche Ia capacità di discernimento critico del significato delle domande, la necessaria capacità mnemonica in riferimento ad accadimenti specifici e la coscienza dell'impegno di riferire con completezza la verità dei fatti.
Fine 1° parte.