IL DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA' SECONDO LA GESTALT
Il termine borderline, di origine piuttosto recente, significa letteralmente "linea di confine". E' la sola entità diagnostica che dal nome, a differenza delle altre categorie diagnostiche di personalità, non rivela nulla delle caratteristiche principali del disturbo; già da questo è possibile pensare che ci siano state delle difficoltà a costruire un quadro chiaro e immediato di questa patologia.
Il disturbo borderline di personalità è quindi una delle più complesse e controverse entità nosografiche. In alcuni contesti psichiatrici non viene ancora pienamente riconosciuta come un disturbo specifico, e la diagnosi borderline viene ancora spesso utilizzata quando la sintomatologia non risulta chiara o addirittura, in alcun casi, viene confusa con la diagnosi di disturbo bipolare, che diversamente appartiene ai disturbi del tono dell’umore.
Se consideriamo inoltre i dati epidemiologici, che vedono questo disturbo incidere con una prevalenza del 2% sulla popolazione generale, stima che può arrivare fino al 40% nella popolazione clinica delle grandi città, si capisce quanto sia importante costruire una chiara e attenta definizione di un disturbo così diffuso.
Caratteristiche sintomatologiche
Ciò che emerge come caratteristica fondamentale dei pazienti borderline è una paura eccessiva o immotivata di essere abbandonati; essi compiono sforzi disperati per evitare un reale o immaginario abbandono e la percezione di una separazione imminente, vissuta come rifiuto, può portarli ad una profonda alterazione dell’autostima, dell’umore, della cognitività e del comportamento. Di solito, si legano rapidamente e molto intensamente a partner o amici potenziali, tendendo ad idealizzare la relazione, per poi svalutarla in pochissimo tempo, se non si sentono abbastanza accuditi. Spesso creano quindi legami di relazione disfunzionale, connotate da una forte instabilità ed intensità, dove l’altro è vissuto alternativamente come supporto benefico o come crudelmente punitivo. Una volta instaurato un rapporto significativo infatti, queste personalità, al solo accenno della possibilità di essere abbandonati, mettono in atto condotte impulsive che coinvolgono almeno due aree potenzialmente dannose per il soggetto, quali: lo spendere, il sesso, la guida spericolata, l’abuso di sostanze e le abbuffate, e che possono includere comportamenti automutilanti (come tagliarsi o bruciarsi) o suicidari
LA PSICOPATOLOGIA NELL’OTTICA DELLA PSICOTERAPIA DELLA GESTALT
Nel modello teorico della Gestalt più recente il disagio psicologico, viene rintracciato sia a livello di disfunzionalità delle modalità di contatto con l‘ambiente, le azioni dell’individuo, sia a livello dell’autoriconoscimento di sé, derivante dal significato dell’esperienza che la persona costruisce nella relazione con l’ambiente nel corso della sua vita e che vanno a costituire la sua identità.
La Terapia della Gestalt fonda la diagnosi su un’osservazione di tipo fenomenologico, il quale tende a descrivere semplicemente i sintomi, piuttosto che dare loro un preciso significato
Ciò che il terapeuta gestaltista indaga per determinare un’ipotesi diagnostica, sono dunque le funzioni di contatto che il cliente adotta nel qui e ora della seduta terapeutica, le quali, in una prospettiva diagnostica fondamentalmente funzionale, piuttosto che interpretativa o eziopatogenetica, forniscano una valutazione clinica globale dell’individuo. Partendo dalla definizione gestaltica di personalità, definita come quel modo relativamente stabile di funzionare di una persona, a livello sensoriale, cognitivo, emotivo e sensorio, nel suo ambiente, il terapeuta gestaltista classificherà quindi il tipo di disagio che affligge il suo paziente.
Il disturbo o la disfunzionalità delle modalità di contatto, sono osservati in Gestalt Therapy all’interno di questo ciclo di contatto, o più precisamente dove questo si interrompe, tramite specifiche modalità di resistenza o di adattamento cronicizzato al contatto descritte dai Polster: l’introiezione, tra la sensazione e la consapevolezza; la proiezione, tra la consapevolezza e la mobilizzazione dell’energia, la retroflessione, tra la mobilizzazione dell’energia e l’azione; la deflessione, tra l’azione e il contatto; la confluenza, tra il contatto e il ritiro.
La Gestalt e il disturbo borderline di personalità
I disturbi della personalità, nell’ottica gestaltica, sono una situazione di disagio psichico in cui l’individuo fa un uso inflessibile e disadattivo di alcune specifiche modalità di resistenza al contatto con l’ambiente nel ciclo dell’ esperienza.
Nella diagnosi gestaltica il Disturbo Borderline di Personalità viene inteso così come una patologia caratterizzata da instabilità permanente in tutte le esperienze del soggetto, il quale incontrerà difficoltà a mantenere una rete sociale adeguata, a causa del vago sentimento di identità che si riflette in tutte le sue relazioni interpersonali. Egli infatti mette in atto modalità relazionali imprevedibili, per cui le persone saranno di volta in volta amate e poi repentinamente odiate, e i suoi rapporti significativi saranno quindi segnati dall’alternanza idealizzazione/svalutazione, dall’ impulsività e dalla paura dell’abbandono.
La terapia gestaltica con un paziente borderline
La funzione primaria della terapia è quella, in sintesi, di ridurre al minimo la mobilizzazione degli stati affettivi, fornendo il sostegno necessario a stabilizzare e contenere lo stress emotivo. Dopo le fasi iniziali è possibile comunque osservare la tendenza frequente ad abbandonare la terapia senza un motivo specifico e chiaro, soprattutto in quei soggetti che presentano un livello di funzionamento meno elevato e per i quali, per questo, la terapia risulta troppo faticosa. Tuttavia proprio la continuità della terapia rappresenta un obiettivo importante da raggiungere, perseguibile se il terapeuta saprà gestire il proprio controtransfert, non facendosi coinvolgere nella rete dei comportamenti impulsivi e manipolatori del suo paziente. In considerazione della difficoltà del paziente nel controllo dei propri impulsi inoltre, sarà utile incentrare molto del lavoro sulla chiarificazione delle esperienze del presente, le quali sono spesso contraddittorie, in quanto riflettono una diffusione di identità dovuta al consueto uso della scissione.
Il termine borderline, di origine piuttosto recente, significa letteralmente "linea di confine". E' la sola entità diagnostica che dal nome, a differenza delle altre categorie diagnostiche di personalità, non rivela nulla delle caratteristiche principali del disturbo; già da questo è possibile pensare che ci siano state delle difficoltà a costruire un quadro chiaro e immediato di questa patologia.
Il disturbo borderline di personalità è quindi una delle più complesse e controverse entità nosografiche. In alcuni contesti psichiatrici non viene ancora pienamente riconosciuta come un disturbo specifico, e la diagnosi borderline viene ancora spesso utilizzata quando la sintomatologia non risulta chiara o addirittura, in alcun casi, viene confusa con la diagnosi di disturbo bipolare, che diversamente appartiene ai disturbi del tono dell’umore.
Se consideriamo inoltre i dati epidemiologici, che vedono questo disturbo incidere con una prevalenza del 2% sulla popolazione generale, stima che può arrivare fino al 40% nella popolazione clinica delle grandi città, si capisce quanto sia importante costruire una chiara e attenta definizione di un disturbo così diffuso.
Caratteristiche sintomatologiche
Ciò che emerge come caratteristica fondamentale dei pazienti borderline è una paura eccessiva o immotivata di essere abbandonati; essi compiono sforzi disperati per evitare un reale o immaginario abbandono e la percezione di una separazione imminente, vissuta come rifiuto, può portarli ad una profonda alterazione dell’autostima, dell’umore, della cognitività e del comportamento. Di solito, si legano rapidamente e molto intensamente a partner o amici potenziali, tendendo ad idealizzare la relazione, per poi svalutarla in pochissimo tempo, se non si sentono abbastanza accuditi. Spesso creano quindi legami di relazione disfunzionale, connotate da una forte instabilità ed intensità, dove l’altro è vissuto alternativamente come supporto benefico o come crudelmente punitivo. Una volta instaurato un rapporto significativo infatti, queste personalità, al solo accenno della possibilità di essere abbandonati, mettono in atto condotte impulsive che coinvolgono almeno due aree potenzialmente dannose per il soggetto, quali: lo spendere, il sesso, la guida spericolata, l’abuso di sostanze e le abbuffate, e che possono includere comportamenti automutilanti (come tagliarsi o bruciarsi) o suicidari
LA PSICOPATOLOGIA NELL’OTTICA DELLA PSICOTERAPIA DELLA GESTALT
Nel modello teorico della Gestalt più recente il disagio psicologico, viene rintracciato sia a livello di disfunzionalità delle modalità di contatto con l‘ambiente, le azioni dell’individuo, sia a livello dell’autoriconoscimento di sé, derivante dal significato dell’esperienza che la persona costruisce nella relazione con l’ambiente nel corso della sua vita e che vanno a costituire la sua identità.
La Terapia della Gestalt fonda la diagnosi su un’osservazione di tipo fenomenologico, il quale tende a descrivere semplicemente i sintomi, piuttosto che dare loro un preciso significato
Ciò che il terapeuta gestaltista indaga per determinare un’ipotesi diagnostica, sono dunque le funzioni di contatto che il cliente adotta nel qui e ora della seduta terapeutica, le quali, in una prospettiva diagnostica fondamentalmente funzionale, piuttosto che interpretativa o eziopatogenetica, forniscano una valutazione clinica globale dell’individuo. Partendo dalla definizione gestaltica di personalità, definita come quel modo relativamente stabile di funzionare di una persona, a livello sensoriale, cognitivo, emotivo e sensorio, nel suo ambiente, il terapeuta gestaltista classificherà quindi il tipo di disagio che affligge il suo paziente.
Il disturbo o la disfunzionalità delle modalità di contatto, sono osservati in Gestalt Therapy all’interno di questo ciclo di contatto, o più precisamente dove questo si interrompe, tramite specifiche modalità di resistenza o di adattamento cronicizzato al contatto descritte dai Polster: l’introiezione, tra la sensazione e la consapevolezza; la proiezione, tra la consapevolezza e la mobilizzazione dell’energia, la retroflessione, tra la mobilizzazione dell’energia e l’azione; la deflessione, tra l’azione e il contatto; la confluenza, tra il contatto e il ritiro.
La Gestalt e il disturbo borderline di personalità
I disturbi della personalità, nell’ottica gestaltica, sono una situazione di disagio psichico in cui l’individuo fa un uso inflessibile e disadattivo di alcune specifiche modalità di resistenza al contatto con l’ambiente nel ciclo dell’ esperienza.
Nella diagnosi gestaltica il Disturbo Borderline di Personalità viene inteso così come una patologia caratterizzata da instabilità permanente in tutte le esperienze del soggetto, il quale incontrerà difficoltà a mantenere una rete sociale adeguata, a causa del vago sentimento di identità che si riflette in tutte le sue relazioni interpersonali. Egli infatti mette in atto modalità relazionali imprevedibili, per cui le persone saranno di volta in volta amate e poi repentinamente odiate, e i suoi rapporti significativi saranno quindi segnati dall’alternanza idealizzazione/svalutazione, dall’ impulsività e dalla paura dell’abbandono.
La terapia gestaltica con un paziente borderline
La funzione primaria della terapia è quella, in sintesi, di ridurre al minimo la mobilizzazione degli stati affettivi, fornendo il sostegno necessario a stabilizzare e contenere lo stress emotivo. Dopo le fasi iniziali è possibile comunque osservare la tendenza frequente ad abbandonare la terapia senza un motivo specifico e chiaro, soprattutto in quei soggetti che presentano un livello di funzionamento meno elevato e per i quali, per questo, la terapia risulta troppo faticosa. Tuttavia proprio la continuità della terapia rappresenta un obiettivo importante da raggiungere, perseguibile se il terapeuta saprà gestire il proprio controtransfert, non facendosi coinvolgere nella rete dei comportamenti impulsivi e manipolatori del suo paziente. In considerazione della difficoltà del paziente nel controllo dei propri impulsi inoltre, sarà utile incentrare molto del lavoro sulla chiarificazione delle esperienze del presente, le quali sono spesso contraddittorie, in quanto riflettono una diffusione di identità dovuta al consueto uso della scissione.