COSA E’ UN ATTACCO DI PANICO “attacco di panico” è una definizione ormai eccessivamente inflazionata. Per diagnosticarlo non basta provare una sensazione più o meno intensa di ansia, ma devono essere presenti sintomi neurovegetativi, psicosensoriali e disturbi cognitivi che insorgano improvvisamente e drammaticamente, a volte ciel sereno, altre volte all’interno di un contesto di aspettativa ansiosa. La durata della crisi è breve, da pochi secondi fino al massimo un ora. La persona si trova a vivere un penoso senso di impotenza, di mancanza di controllo, di paura, di minaccia per la propria integrità fisica e/o psichica. Finito l’attacco di panico spesso residua una fase post-critica costituita da un periodo anche prolungato, in cui la persona si sente marcatamente astenica, con sensazione di “testa confusa”, con difficoltà a camminare e a tenere l’equilibrio, e sensazione di sbandamento, vertigini, derealizzazione (avere l’impressione di non riconoscere l’ambiente in cui si sta) e depersonalizzazione (avere l’impressione di non riconoscere se stessi e il proprio corpo).
L’attacco di panico è un evento angosciante, improvviso ed inaspettato, ed il timore che si ripresenti porta l’individuo ad avere il pensiero assillante della “paura della paura”. Ne consegue l’instaurarsi di un circolo vizioso dal quale il soggetto cerca di uscirne mettendo in atto tutte strategie di evitamento che nel tempo portano poi alla frustrazione e all’isolamento.
La psicotrapia della Gestalt considera il sintomo, non come qualcosa che deve essere eliminato, ma in un’ottica evoluzionistica, cioè vede il sintomo come il miglior adattamento possibile che quella persona è stata in grado di trovare per rapportarsi ad un determinato ambiente.
La psicoterapia della Gestalt non si concentra sulla differenziazione tra “sano” e “malato”, bensì tra “blocco” e “fluire”. Il sintomo blocca la dinamica figura/sfondo, l’individuo non riesce più a sentire i propri bisogni e tantomeno a soddisfarli. Il compito della terapia sarà quello di ristabilire il fluire naturale di tale dinamica.
COME SI MANIFESTA L’ATTACCO DI PANICO
I sintomi psichici dell’attacco sono rappresentati tipicamente da apprensione, paura, terrore, sensazione di morte imminente, timore di perdere il controllo sulle proprie idee e azioni. E’ spesso associato ad una serie di modificazioni del sistema neurovegetativo con dispnea, palpitazioni, dolore toracico, sensazioni di soffocamento, vertigini, parestesie, vampate di calore e brividi di freddo, sudorazione profusa e tremori. Il sistema nervoso autonomo viene iperstimolato provocando a volte nausea, bisogno di urinare o defecare, visione confusa ed estrema debolezza. I sintomi corporei, sono essenzialmente di tipo cardiorespiratorio (tachicardia, affanno, sensazione di difficoltà a respirare) o vestibolare (vertigini o sensazione di sbandare) per cui inizialmente il soggetto non riesce a considerarli come un effetto dell’ansia e consulta molti medici internisti, cardiologi, otorinolaringoiatri o servizi di emergenza. Solo successivamente, quando si struttura l’ansia anticipatoria, l’evitamento fobico (evitare tutte le situazioni in cui potrebbe ricapitare un attacco) e la demoralizzazione, la persona può trovare una sufficiente motivazione a considerare il suo malessere come collegato a qualcosa di psichico più che ad una malattia organica e a farsi visitare da uno psicoterapeuta.
La terapia della Gestalt attraverso domande come: cosa fa? cosa sente? cosa vuole? cosa evita? cosa si aspetta?, aiuta la persona a distinguere consapevolmente sè dal mondo esterno. Compito del terapeuta è facilitare il recupero del sentire le proprie emozioni e aiutare il cliente a entrare in contatto con la realtà recuperando la dimensione della responsabilità, cioè ciò che la persona vuole o non vuole fare.
La terapia della gestalt aiuta a comprendere i motivi profondi che hanno causato il sintomo, insegna a giungere all’accettazione del proprio modo di essere, a divenire semplicemente noi stessi, con i nostri limiti e le nostre imperfezioni, restituendoci quel senso di realtà, di pace interiore e di appartenenza alla vita che avevamo perduto.
CON QUALE MECCANISMO SI SCATENANO GLI ATTACCHI DI PANICO Secondo alcuni autori (Klein 1993) gli attacchi di panico sarebbero innescati da un alterazione dei meccanismi fisiologici che regolano l’attività respiratoria. Ogni persona ha un sistema di controllo dell’asfissia (la mancanza d’aria) detto asfisiostato, (tipo l’allarme anti incendio) che è sensibile all’aumento dei livelli di anidride carbonica. Se la concentrazione di anidride carbonica dell’ambiente in cui stiamo cresce sopra una certa soglia il nostro allarme si aziona provocando una reazione ansiosa parossistica. Le persone che soffrono di disturbo di panico avrebbero l’asfisiostato iporegolato (ovvero l’allarme antincendio troppo sensibile che scatta anche con pochissimo o in assenza di fumo). Gli ambienti chiusi, affollati, dai quali risulti difficile allontanarsi rappresentano indizi potenziali di asfissia. Un altro meccanismo responsabile dell’insorgenza di alcuni sintomi dell’attacco di panico (come la sensazione di sbandamento o le parestesie, ovvero i brividi lungo il corpo) è l’iperventilazione. Nel momento in cui la persona sente che sta iniziando l’attacco, spesso si trova a respirare velocemente e superficialmente e ciò da luogo ad una condizione chiamata alcalosi respiratoria che acuisce le parestesie. La persona che percepisce questi nuovi sintomi di solito si spaventa, l’ansia aumenta e peggiora, l’organismo ha una risposta di allarme per cui la respirazione sarà ancora più accelerata inducendo un circolo vizioso.
Di fatto molte persone impiegano innumerevoli energie per mantenere la loro esistenza il più possibile conforme ai valori collettivi in modo acritico e spersonalizzante. Fin da piccoli ci viene insegnato ciò che è “giusto” e ciò che è “sbagliato”, ad essere figli “modello” adeguandoci ed “ingoiando” modelli non nostri. Disfarsi di ciò che non abbiamo “masticato”, dei condizionamenti interni ed esterni, liberare la creatività, riappropriarsi dei propri desideri, è il lavoro che si prefigge la psicoterapia della Gestalt.
COME SI CURANO GLI ATTACCHI DI PANICO
Quando la persona con disturbo di panico arriva dallo psicoterapeuta di solito ha una lunga storia di fallimenti terapeutici; è disorientato dalle tante diagnosi ricevute e dalle molte interpretazioni attribuite ai suoi disturbi da parte dei numerosi specialisti che ha consultato, nel disperato tentativo di dare un “nome” alla sua malattia. Spesso manifesta la sensazione che il corpo non sia più suo, non più controllabile, che reagisce in modo inconsueto e soprattutto ingestibile, il che non fa che aumentare lo stato di paura.
LA PSICOTERAPIA NEGLI ATTACCHI DI PANICO
Quando una persona con attacchi di panico inizia un percorso di psicoterapia, a volte accade che la motivazione (e la fretta) a cercare di stare meglio sia moltissima (visto che il disagio è grande) ma sia altrettanto difficile aiutarla a contattare la sua paura. O meglio la persona è talmente spaventata dalla sua paura (e dalla paura di provarla nuovamente) che non parla di altro senza riuscire a prenderne contatto effettivo. Nella mia esperienza all’inizio è decisamente difficile lavorare sul sintomo in sé, è difficile anche individuare un pericolo o una situazione scatenante. Spesso propongo alle persone un orizzonte in cui l’attacco di panico che (giustamente) le preoccupa è solo un meccanismo di allarme di un equilibrio nella loro vita che non è più soddisfacente e cerco di lavorare su problematiche che possono sembrare di secondaria importanza rispetto all’intensità del sintomo, ma che lentamente possono permettere alla persona di trovare un nuovo equilibrio nel proprio rapporto con il mondo e di sciogliere lentamente i nodi esistenziali da cui si sentono costrette, ingabbiate e incastrate.
E’ utile in questi casi superare i pregiudizi e rivolgersi allo psicoterapeuta per trovare insieme nuovi e più funzionali equilibri nel proprio percorso di vita.
L’attacco di panico è un evento angosciante, improvviso ed inaspettato, ed il timore che si ripresenti porta l’individuo ad avere il pensiero assillante della “paura della paura”. Ne consegue l’instaurarsi di un circolo vizioso dal quale il soggetto cerca di uscirne mettendo in atto tutte strategie di evitamento che nel tempo portano poi alla frustrazione e all’isolamento.
La psicotrapia della Gestalt considera il sintomo, non come qualcosa che deve essere eliminato, ma in un’ottica evoluzionistica, cioè vede il sintomo come il miglior adattamento possibile che quella persona è stata in grado di trovare per rapportarsi ad un determinato ambiente.
La psicoterapia della Gestalt non si concentra sulla differenziazione tra “sano” e “malato”, bensì tra “blocco” e “fluire”. Il sintomo blocca la dinamica figura/sfondo, l’individuo non riesce più a sentire i propri bisogni e tantomeno a soddisfarli. Il compito della terapia sarà quello di ristabilire il fluire naturale di tale dinamica.
COME SI MANIFESTA L’ATTACCO DI PANICO
I sintomi psichici dell’attacco sono rappresentati tipicamente da apprensione, paura, terrore, sensazione di morte imminente, timore di perdere il controllo sulle proprie idee e azioni. E’ spesso associato ad una serie di modificazioni del sistema neurovegetativo con dispnea, palpitazioni, dolore toracico, sensazioni di soffocamento, vertigini, parestesie, vampate di calore e brividi di freddo, sudorazione profusa e tremori. Il sistema nervoso autonomo viene iperstimolato provocando a volte nausea, bisogno di urinare o defecare, visione confusa ed estrema debolezza. I sintomi corporei, sono essenzialmente di tipo cardiorespiratorio (tachicardia, affanno, sensazione di difficoltà a respirare) o vestibolare (vertigini o sensazione di sbandare) per cui inizialmente il soggetto non riesce a considerarli come un effetto dell’ansia e consulta molti medici internisti, cardiologi, otorinolaringoiatri o servizi di emergenza. Solo successivamente, quando si struttura l’ansia anticipatoria, l’evitamento fobico (evitare tutte le situazioni in cui potrebbe ricapitare un attacco) e la demoralizzazione, la persona può trovare una sufficiente motivazione a considerare il suo malessere come collegato a qualcosa di psichico più che ad una malattia organica e a farsi visitare da uno psicoterapeuta.
La terapia della Gestalt attraverso domande come: cosa fa? cosa sente? cosa vuole? cosa evita? cosa si aspetta?, aiuta la persona a distinguere consapevolmente sè dal mondo esterno. Compito del terapeuta è facilitare il recupero del sentire le proprie emozioni e aiutare il cliente a entrare in contatto con la realtà recuperando la dimensione della responsabilità, cioè ciò che la persona vuole o non vuole fare.
La terapia della gestalt aiuta a comprendere i motivi profondi che hanno causato il sintomo, insegna a giungere all’accettazione del proprio modo di essere, a divenire semplicemente noi stessi, con i nostri limiti e le nostre imperfezioni, restituendoci quel senso di realtà, di pace interiore e di appartenenza alla vita che avevamo perduto.
CON QUALE MECCANISMO SI SCATENANO GLI ATTACCHI DI PANICO Secondo alcuni autori (Klein 1993) gli attacchi di panico sarebbero innescati da un alterazione dei meccanismi fisiologici che regolano l’attività respiratoria. Ogni persona ha un sistema di controllo dell’asfissia (la mancanza d’aria) detto asfisiostato, (tipo l’allarme anti incendio) che è sensibile all’aumento dei livelli di anidride carbonica. Se la concentrazione di anidride carbonica dell’ambiente in cui stiamo cresce sopra una certa soglia il nostro allarme si aziona provocando una reazione ansiosa parossistica. Le persone che soffrono di disturbo di panico avrebbero l’asfisiostato iporegolato (ovvero l’allarme antincendio troppo sensibile che scatta anche con pochissimo o in assenza di fumo). Gli ambienti chiusi, affollati, dai quali risulti difficile allontanarsi rappresentano indizi potenziali di asfissia. Un altro meccanismo responsabile dell’insorgenza di alcuni sintomi dell’attacco di panico (come la sensazione di sbandamento o le parestesie, ovvero i brividi lungo il corpo) è l’iperventilazione. Nel momento in cui la persona sente che sta iniziando l’attacco, spesso si trova a respirare velocemente e superficialmente e ciò da luogo ad una condizione chiamata alcalosi respiratoria che acuisce le parestesie. La persona che percepisce questi nuovi sintomi di solito si spaventa, l’ansia aumenta e peggiora, l’organismo ha una risposta di allarme per cui la respirazione sarà ancora più accelerata inducendo un circolo vizioso.
Di fatto molte persone impiegano innumerevoli energie per mantenere la loro esistenza il più possibile conforme ai valori collettivi in modo acritico e spersonalizzante. Fin da piccoli ci viene insegnato ciò che è “giusto” e ciò che è “sbagliato”, ad essere figli “modello” adeguandoci ed “ingoiando” modelli non nostri. Disfarsi di ciò che non abbiamo “masticato”, dei condizionamenti interni ed esterni, liberare la creatività, riappropriarsi dei propri desideri, è il lavoro che si prefigge la psicoterapia della Gestalt.
COME SI CURANO GLI ATTACCHI DI PANICO
Quando la persona con disturbo di panico arriva dallo psicoterapeuta di solito ha una lunga storia di fallimenti terapeutici; è disorientato dalle tante diagnosi ricevute e dalle molte interpretazioni attribuite ai suoi disturbi da parte dei numerosi specialisti che ha consultato, nel disperato tentativo di dare un “nome” alla sua malattia. Spesso manifesta la sensazione che il corpo non sia più suo, non più controllabile, che reagisce in modo inconsueto e soprattutto ingestibile, il che non fa che aumentare lo stato di paura.
LA PSICOTERAPIA NEGLI ATTACCHI DI PANICO
Quando una persona con attacchi di panico inizia un percorso di psicoterapia, a volte accade che la motivazione (e la fretta) a cercare di stare meglio sia moltissima (visto che il disagio è grande) ma sia altrettanto difficile aiutarla a contattare la sua paura. O meglio la persona è talmente spaventata dalla sua paura (e dalla paura di provarla nuovamente) che non parla di altro senza riuscire a prenderne contatto effettivo. Nella mia esperienza all’inizio è decisamente difficile lavorare sul sintomo in sé, è difficile anche individuare un pericolo o una situazione scatenante. Spesso propongo alle persone un orizzonte in cui l’attacco di panico che (giustamente) le preoccupa è solo un meccanismo di allarme di un equilibrio nella loro vita che non è più soddisfacente e cerco di lavorare su problematiche che possono sembrare di secondaria importanza rispetto all’intensità del sintomo, ma che lentamente possono permettere alla persona di trovare un nuovo equilibrio nel proprio rapporto con il mondo e di sciogliere lentamente i nodi esistenziali da cui si sentono costrette, ingabbiate e incastrate.
E’ utile in questi casi superare i pregiudizi e rivolgersi allo psicoterapeuta per trovare insieme nuovi e più funzionali equilibri nel proprio percorso di vita.