La zona spazio-temporale del noto “qui e ora” si riferisce all’intero campo dell’ambiente della persona in ogni particolare momento, comprendendo fantasie e progetti sul futuro e memorie o esperienze del passato, rivissute nella freschezza dell’”ora”.
Lo” spazio di vita” della persona costituisce la zona del “la ed ora”, che riguarda l’esistenza corrente della persona – la sua vita reale – sia all’interno del setting terapeutico sia al di fuori di esso.
La zona del “qui e allora”, il contesto terapeutico, che si riferisce in particolare alla centralità della relazione terapeutica, alla sua continuità ed alla sua storia, come pure ad altri contesti che possono influenzare questa relazione.
La quarta zona spazio-temporale è il “la ed allora”, la storia di vita del paziente, senza la quale non si può apprezzare il modo in cui una persona si è sviluppata nel corso del tempo. Si tratta del retroterra storico dal quale può emergere il senso, la “sequenza dei precedenti momenti di esperienza”.
La maggior parte dei gestaltisti moderni riconosce che il passato è veramente intrinseco al presente, e che il movimento attraverso il tempo è inseparabile da una teoria del processo.
Vivere nel presente equivale a mantenere il senso della realtà. Il passato non è più e il futuro non è ancora.Il presente favorisce l’impatto, il contatto più diretto e immediato con la vita, le cose, le emozioni. Le dimensioni del passato e del futuro se non utilizzate adeguatamente sono spesso un modo per collocare lontano da noi situazioni ed esperienze, eludendo così un confronto diretto.
Stare nel presente vuol dire dunque essere disposti ad assumersi le responsabilità di azioni e reazioni, intese come abilità a rispondere a determinate situazioni adottando scelte e strategie che ci danno la possibilità di muoverci su un altro piano, verso un’altra esperienza, creativa, pur consapevoli della possibilità di incorrere in errori. Vivere nel presente dovrebbe essere la condizione “fisiologica” dell’essere umano.
Quando questo non accade un percorso di recupero della propria consapevolezza potrebbe essere una buona indicazione.
In un percorso di terapia individuale il terapeuta Gestaltico porta il paziente a vivere il qui ed ora non ricercando spiegazioni o interpretazioni di tipo analitico la solo facilitando la presa di coscienza di ciò che mantiene in essere il disagio e le difficoltà.
La terapia diventa un percorso autoprodotto in cui il terapeuta accompagna nel processo di consapevolezza, di crescita e di evoluzione.
Non chiede perché la persona agisce o sente una determinata cosa. Si occupa invece di cosa fa e soprattutto di come si esiste nel mondo.
La persona viene accompagnata a rivedere i propri schemi rigidi e a ri-sperimentare al presente le esperienze passate e quindi a completarle, trasformarle e finalmente chiuderle.
Si invita ad un cambio di forma dei contenuti.