Improvvisamente ci si può rendere conto, guardandosi attorno, che conoscenti, amiche, sorelle diventano madri e ci si può sentire diverse.
A volte, può accadere di ricercare una gravidanza non per un desiderio profondo, intimo e frutto di un percorso di crescita personale, ma più per un condizionamento esterno.
Un tempo la maternità rappresentava una tappa comune a tutte le donne. Invece, oggi, queste ultime hanno maggiori possibilità di pianificare la propria esistenza, seguendo la propria personalità e sensibilità. Allo stesso tempo, possono attribuirsi il diritto di riflettere su un piano più personale, facendo un lavoro d’introspezione (guardarsi dentro) al fine di affrontare quella inevitabile sofferenza che si fa sentire nel momento d’incertezza e crisi.
Dubbi e interrogativi sul tema della maternità aumentano alla soglia dei 40 anni, trascorsi i quali avere un bambino diviene più difficile dal punto di vista fisiologico. Inoltre, oggigiorno, questa rappresenta anche l’età in cui la maggior parte delle energie è incanalata nel tentativo di raggiungere i propri obiettivi professionali.
Per alcune donne l’idea di maternità può essere legata ad una certa privazione della propria libertà, così come ad una limitazione o sospensione della propria carriera. Prendere consapevolezza con questa realtà può essere molto faticoso per via di quel senso di colpa lasciato in eredità dalle proprie madri o nonne, abili genitrici. Per tale ragione, non si possono trascurare i forti condizionamenti familiari.
Per altre donne l’idea di maternità può essere associata ad un cambiamento del proprio corpo che può perdere la capacità seduttiva ed assumere solo un’unica funzione di contenimento del figlio. Questi timori, alimentati dalla sintomatologia fisica che può accompagnare il periodo della gravidanza (nausee, aumento di peso, dolore del parto…) possono contribuire allo smarrimento dell’identità femminile: sia psichica che corporea.
Alcune coppie, invece, possono sentirsi bersagliate da frequenti inviti (“Cosa aspettate a regalarci un nipotino?”) da parte dei familiari, i quali possono proiettare un proprio desiderio su di loro, tenendo poco conto del loro equilibrio (di coppia) in quel dato momento. Va ricordato che un bambino non è un investimento per il proprio futuro o un dono per i familiari, ma inizia ad essere una persona ancora prima di venire alla luce, in quanto vive nella fantasia di una coppia che insieme lo desidera e ne ricerca la sua presenza.
Altre volte può succedere che alcune donne si lamentino del fatto di avere accanto uomini bambini, egoisti e bisognosi di cure materne, che respingono il ruolo paterno. La ricerca di partners “peter pan” potrebbe, invece, nascondere la scusa per l’assenza di un reale desiderio di maternità.
Altre donne ancora possono, invece, ricercare con perseveranza una gravidanza con la motivazione di confermare il rapporto con il proprio compagno che sentono instabile, con l’idea di poter legare definitivamente a sé l’uomo.
Si possono poi incontrare uomini che tendono ad imporre le proprie scelte. Per questo motivo, può accadere che una donna faccia il passo di diventare madre in un momento in cui non si ancora del tutto pronta, accontentando così il proprio compagno. Ciò può condurre nel lungo termine ad importanti ripercussioni, quali: rimpianti, senso d’inadeguatezza, malcontento, sofferenza personale e fine del rapporto.
Infine, ci sono molte donne che, nonostante la disapprovazione del partner, decidono di portare a termine la gravidanza. Questo, può spingerle ad iniziare un percorso di psicoterapia proprio durante il periodo dell’attesa a causa di attacchi di panico, ansie, senso di solitudine o di abbandono.
In conclusione, la “risposta giusta” alle tante domande intorno alla possibilità di diventare madre non può essere trovata all’esterno, ma dentro di sé, ricercando un dialogo profondo con se stesse e prendendo le distanze dai condizionamenti esterni.
Ogni donna, inoltre, conserva dentro di sé quello che è stato il rapporto con la propria madre. A volte, esperienze interiorizzate possono influenzare scelte future, come quella di diventare madre. Relazioni sofferte possono portare alla superficie antichi conflitti e alimentare il disorientamento al momento della scelta di mettere al mondo un figlio.
Per tutte queste ragioni la figura di uno psicologo-psicoterapeuta può essere di grande supporto per la donna che si accosta al tema del diventare madre con sofferenza ed incertezza.
Il passaggio dall’essere donna all’essere madre è un processo lento, che richiede del tempo al fine di accettare le modificazioni corporee e psicologiche.
La mamma in dolce attesa, con l’avanzare della gravidanza, vive alcune insicurezze circa la propria funzione genitoriale, ponendosi mille quesiti: “Sarò adeguata come madre”? “Riuscirò a soddisfare i bisogni del mio bambino”? “Come affronterò il parto”? “Cambierà il mio rapporto con il partner”?
Le risposte a queste domande le ha solo la donna che sta vivendo l’esperienza unica e irripetibile del divenire madre. La donna incinta deve, quindi, sentirsi autorizzata a provare sentimenti contrastanti, a parlare, a chiarire eventuali dubbi sulla gravidanza e a trovare i giusti spazi per poter decidere quali decisioni prendere e quali programmi fare con il partner. Ha bisogno di avvertire sicurezza e benessere, deve apprendere a non delegare la sua gravidanza agli altri, ma deve ascoltarsi dentro e poter scegliere cosa è meglio per se stessa.
Per aiutare la mamma in questo processo di conoscenza, la figura della psicologa consente di trovare uno spazio di ascolto indispensabile affinché la donna possa aprirsi alla sua gravidanza, creando una relazione indissolubile con il proprio bambino e imparando ad ascoltare i suoi bisogni sin dall’inizio, quando il bimbo è ancora all’interno del pancione.
Il fine è quello di affiancare e sostenere la donna in attesa durante tutto il suo percorso del Divenire Madre: dalla Gravidanza al momento del Parto e Dopo-parto.
A volte, può accadere di ricercare una gravidanza non per un desiderio profondo, intimo e frutto di un percorso di crescita personale, ma più per un condizionamento esterno.
Un tempo la maternità rappresentava una tappa comune a tutte le donne. Invece, oggi, queste ultime hanno maggiori possibilità di pianificare la propria esistenza, seguendo la propria personalità e sensibilità. Allo stesso tempo, possono attribuirsi il diritto di riflettere su un piano più personale, facendo un lavoro d’introspezione (guardarsi dentro) al fine di affrontare quella inevitabile sofferenza che si fa sentire nel momento d’incertezza e crisi.
Dubbi e interrogativi sul tema della maternità aumentano alla soglia dei 40 anni, trascorsi i quali avere un bambino diviene più difficile dal punto di vista fisiologico. Inoltre, oggigiorno, questa rappresenta anche l’età in cui la maggior parte delle energie è incanalata nel tentativo di raggiungere i propri obiettivi professionali.
Per alcune donne l’idea di maternità può essere legata ad una certa privazione della propria libertà, così come ad una limitazione o sospensione della propria carriera. Prendere consapevolezza con questa realtà può essere molto faticoso per via di quel senso di colpa lasciato in eredità dalle proprie madri o nonne, abili genitrici. Per tale ragione, non si possono trascurare i forti condizionamenti familiari.
Per altre donne l’idea di maternità può essere associata ad un cambiamento del proprio corpo che può perdere la capacità seduttiva ed assumere solo un’unica funzione di contenimento del figlio. Questi timori, alimentati dalla sintomatologia fisica che può accompagnare il periodo della gravidanza (nausee, aumento di peso, dolore del parto…) possono contribuire allo smarrimento dell’identità femminile: sia psichica che corporea.
Alcune coppie, invece, possono sentirsi bersagliate da frequenti inviti (“Cosa aspettate a regalarci un nipotino?”) da parte dei familiari, i quali possono proiettare un proprio desiderio su di loro, tenendo poco conto del loro equilibrio (di coppia) in quel dato momento. Va ricordato che un bambino non è un investimento per il proprio futuro o un dono per i familiari, ma inizia ad essere una persona ancora prima di venire alla luce, in quanto vive nella fantasia di una coppia che insieme lo desidera e ne ricerca la sua presenza.
Altre volte può succedere che alcune donne si lamentino del fatto di avere accanto uomini bambini, egoisti e bisognosi di cure materne, che respingono il ruolo paterno. La ricerca di partners “peter pan” potrebbe, invece, nascondere la scusa per l’assenza di un reale desiderio di maternità.
Altre donne ancora possono, invece, ricercare con perseveranza una gravidanza con la motivazione di confermare il rapporto con il proprio compagno che sentono instabile, con l’idea di poter legare definitivamente a sé l’uomo.
Si possono poi incontrare uomini che tendono ad imporre le proprie scelte. Per questo motivo, può accadere che una donna faccia il passo di diventare madre in un momento in cui non si ancora del tutto pronta, accontentando così il proprio compagno. Ciò può condurre nel lungo termine ad importanti ripercussioni, quali: rimpianti, senso d’inadeguatezza, malcontento, sofferenza personale e fine del rapporto.
Infine, ci sono molte donne che, nonostante la disapprovazione del partner, decidono di portare a termine la gravidanza. Questo, può spingerle ad iniziare un percorso di psicoterapia proprio durante il periodo dell’attesa a causa di attacchi di panico, ansie, senso di solitudine o di abbandono.
In conclusione, la “risposta giusta” alle tante domande intorno alla possibilità di diventare madre non può essere trovata all’esterno, ma dentro di sé, ricercando un dialogo profondo con se stesse e prendendo le distanze dai condizionamenti esterni.
Ogni donna, inoltre, conserva dentro di sé quello che è stato il rapporto con la propria madre. A volte, esperienze interiorizzate possono influenzare scelte future, come quella di diventare madre. Relazioni sofferte possono portare alla superficie antichi conflitti e alimentare il disorientamento al momento della scelta di mettere al mondo un figlio.
Per tutte queste ragioni la figura di uno psicologo-psicoterapeuta può essere di grande supporto per la donna che si accosta al tema del diventare madre con sofferenza ed incertezza.
Il passaggio dall’essere donna all’essere madre è un processo lento, che richiede del tempo al fine di accettare le modificazioni corporee e psicologiche.
La mamma in dolce attesa, con l’avanzare della gravidanza, vive alcune insicurezze circa la propria funzione genitoriale, ponendosi mille quesiti: “Sarò adeguata come madre”? “Riuscirò a soddisfare i bisogni del mio bambino”? “Come affronterò il parto”? “Cambierà il mio rapporto con il partner”?
Le risposte a queste domande le ha solo la donna che sta vivendo l’esperienza unica e irripetibile del divenire madre. La donna incinta deve, quindi, sentirsi autorizzata a provare sentimenti contrastanti, a parlare, a chiarire eventuali dubbi sulla gravidanza e a trovare i giusti spazi per poter decidere quali decisioni prendere e quali programmi fare con il partner. Ha bisogno di avvertire sicurezza e benessere, deve apprendere a non delegare la sua gravidanza agli altri, ma deve ascoltarsi dentro e poter scegliere cosa è meglio per se stessa.
Per aiutare la mamma in questo processo di conoscenza, la figura della psicologa consente di trovare uno spazio di ascolto indispensabile affinché la donna possa aprirsi alla sua gravidanza, creando una relazione indissolubile con il proprio bambino e imparando ad ascoltare i suoi bisogni sin dall’inizio, quando il bimbo è ancora all’interno del pancione.
Il fine è quello di affiancare e sostenere la donna in attesa durante tutto il suo percorso del Divenire Madre: dalla Gravidanza al momento del Parto e Dopo-parto.