Uno degli aspetti che accomuna tutte le forme di psicoterapia risiede nell'aiutare il paziente a ritrovare un rinvigorito senso di sé per poter riprendere il proprio percorso verso l'autorealizzazione. Questo viaggio, originale e unico per ogni individuo, viene interrotto più volte nel corso dell'esistenza da ostacoli, trappole, ferite, distacchi, malattie. La paura più grande per l'essere umano, insieme a quella della morte, a cui spesso è associata, è di non valere agli occhi degli altri, di poter essere considerato in modo negativo o con ostilità. Provare questa sensazione vuol dire che stanno agendo in noi ricordi emotivi di ferite che la nostra autostima ha subito durante l'infanzia, soprattutto per l'inadeguatezza psicofisica rispetto agli adulti con i quali convivevamo e ci confrontavamo, ma anche a causa di episodi che avrebbero potuto essere evitati, come abbandoni, ritiri di affetti, ingiustizie, critiche malevoli, ferite dell'amor proprio. Si tratta di un insieme di traumi grandi e piccoli che riemerge per qualche episodio di rapporto imbarazzante con qualcuno, oppure è diventato un complesso di paura sociale perennemente presente. Oltre a ciò, la cultura odierna impone all'individuo il raggiungimento di modelli irraggiungibili, che lo confrontano con il dover essere perfetto, adeguato e all'altezza delle situazioni. Da qui l'origine del senso di colpa, di impotenza, di ansia o di aggressività per eventi di cui ci riteniamo artefici o che crediamo avremmo dovuto impedire che succedessero. E così accade che nei periodi bui o traumatici le voci di dentro si disgelano e gli episodi difficili del nostro passato, che albergano in noi, emergono come fantasmi per scoprire una verità disperata o una esperienza emotiva forte.
- Relazione, transfert e contatto
- Il confine di contatto
- Il contatto La psicoterapia della Gestalt sin dalle origini evidenzia l’attenzione al contatto nella relazione terapeutica e sostiene che il rapporto individuo-ambiente é fonte di crescita e di stimolazione e che l'elemento fondamentale di tale rapporto é il contatto. Il buon funzionamento, quindi, lo si può valutare dalla qualità del contatto, dalla capacità dell'individuo di rispondere in modo flessibile e creativo con persistenza e chiarezza all'interno di un ambiente che suscita interesse e corrisponde ai suoi bisogni. La Gestalt Psicosociale identifica un tipo particolare di confine di contatto : il “gate”, il “cancello” che si varca nell'esplorazione e che lascia intravedere l’orizzonte. Al di qua, il conosciuto, al di là, l'ignoto e la tendenza all’esplorazione. Il ritmo tra l’attaccamento e l’esplorazione, il movimento tra questi due principi organizzatori definisce l’equilibrio e il benessere della persona o al contrario, la patologia e il malessere. E così nella prassi terapeutica, lo psicoterapeuta crea esperienze e possibilità attraverso le quali il paziente da un lato sperimenta nella relazione, dall'altro si riconosce come esploratore curioso.
- Legame e sicurezza interiore Già Freud sottolineò l'importanza delle prime relazioni e di come i successivi legami sono una mera ripetizione dello stile originario di relazione. La capacità di relazione e la sicurezza interiore sono strettamente connesse al percorso dell'autorealizzazione. L'autoaffermazione, infatti, poggia sulla sicurezza interiore. Ritrovare un senso di sè in situazioni difficili o traumatiche dipende, spesso, da quella luce interiore che si è instillata in noi nella relazione originaria e che è possibile ricostruire nella relazione terapeutica. Ogni forma di psicoterapia è efficace se crea un luogo e un tempo per riesumare antichi dolori. Aprirsi all'incontro nella relazione psicoterapeutica fa uscire dalle proprie convinzioni e dal proprio monologo per sperimentare le infinite possibilità del dialogo con l'altro che assume per noi importanza e significato. Aprirsi all'incontro muove verso una nuova configurazione di sé e della propria identità, produce una nuova lettura della propria identità o disistima in relazione a specifici eventi traumatici. Per chi è stato ferito, abbandonato, malato, percepire che sta vivendo una relazione significativa in cui si sente ascoltato, accolto, capito, fa risentire la fiducia, fa ritrovare la tendenza all'autorealizzazione.
- Legame e transfert Avere la percezione che qualcuno mantiene il legame, che è lì per me e per la mia interiorità malandata, cerca insieme a me una via d'uscita, fa scoccare la scintilla nell'anima ferita o persa, ridà carburante al motore ingolfato nell'azione, consente di riprendere la consapevolezza del cammino nell'esistenza, non più solo e impaurito, ma sostenuto dalla costruzione interiore di un nuovo legame: la relazione con il terapeuta. Mentre la persona racconta la sua storia, infatti, il terapeuta si muove come un ricercatore di dettagli che, apparentemente, sembrano senza importanza a chi sta raccontando. Lo scopritore di elementi nascosti e senza rilevanza inserisce una nuova prospettiva nella 'solita' narrazione che la persona propone sulle sue difficoltà e sulla sua sofferenza. La cura dell'anima ferita la affida a una nuova relazione, in cui trasferire luoghi e spazi del suo mondo affettivo malconcio, sperando di ottenere ciò che gli è stato malamente sottratto. La relazione terapeutica, così, si ammanta di significato profondo che caratterizza l'intera storia della relazione tra terapeuta e paziente. Compito dello psicoterapeuta è lavorare sul passaggio dalla proiezione sugli elementi cosiddetti transferenziali al riconoscimento del presente. Il concetto di transfert ha subito dalla sua originaria formulazione continue rielaborazioni, sia per quanto riguarda la sua definizione sia per quanto riguarda il suo utilizzo nella prassi terapeutica. Nella teoria analitica, a partire dagli anni Cinquanta, si è assistito in alcune scuole al passaggio dall'analisi delle pulsioni e del loro blocco, all'analisi delle relazioni oggettuali e dell'investimento affettivo implicato in esse. Prima di questa nuova prospettiva, la lettura del coinvolgimento affettivo nella relazione terapeutica era quello di considerare l'hic et nunc in massima parte come proiezione di esperienze passate: le modalità di coinvolgimento del paziente venivano lette come riattualizzazioni di sue difficoltà interne passate. Un passo avanti è stato quello di considerare le difficoltà passate del paziente come generate anche dallo stile di attaccamento stabile o insicuro, con cui la prima relazione importante aveva risposto in modo adeguato o insufficiente al bambino. Aldilà delle proprie caratteristiche individuali, nella persona esiste una tendenza a stabilire modalità relazionali, caratterizzate dal primo stile di attaccamento.
- Legame e attaccamento
- Relazione e transfert
- Vivere e osservare la relazione